Poetry of the Taliban

poetry of the teleban“These are poems of love and war and friendship and tell us more about Afghanistan than a million news reports. Anybody claiming to be an Afghan expert should read this before giving their next expert opinion.”

Mohammad Hanif

Deve ancora uscire nelle librerie, il 17 maggio in Gran Bretagna e a settembre in America, e già Poetry of the Taliban, edito da Hurst and Co, è diventato un ‘caso editoriale’.

Al suo interno troveremo, infatti, la traduzione in inglese di 240 componimenti dell’ultima decade, trascritti dal sito web Taliban dove gli autori, sia noti che anonimi, appartenenti al movimento fondamentalista islamico davano voce alle proprie emozioni, insieme ad alcune poesie composte nel decennio ’80-’90 in Afghanistan. A tradurle: Mirwais Rahmany e Abdul Hamid Stanikzai.

Ci sono diverse ballate Tarana  tradotte dal Pashtu e piene di disprezzo per le forze nemiche, poesie d’amore attinte dalla tradizione poetica afgana, in particolar modo dal diciassettesimo secolo.

Come si può ben immaginare un materiale così pregno di attualità non poteva che destare sconcerto! L’ex comandante brittanico Richard Kemp ha definito l’antologia in questione un'”opera di propaganda” di un gruppo di “fascisti, teppisti assasini che sopprimono le loro donne, ammazzano persone senza pietà se non sono d’accordo con loro e che inoltre hanno ucciso i nostri soldati“. A questa accusa Alex Strick van Linschoten, uno dei due curatori dell’antologia poetica, ha risposto molto acutamente paragonando l’opera a Heroes: 100 Poems from the New Generation of War Poets, raccolta di poesie di militari britannici pubblicata lo scorso anno dalla casa editrice Ebury Press, e affermando che “La poesia mostra che i Talebani sono persone proprio come noi, con sentimenti, preoccupazioni e ansie come le nostre. Proprio come  c’è un soldato che dice addio a sua madre in Heroes, così c’è un Talebano che saluta sua madre prima di andare a combattere. Questa è l’universalità delle esperienze“.