Vita e opere dell’eretico Giorgio Siculo

Sto leggendo Eretici italiani del Cinquecento di Delio Cantimori e nella lettura di questa ricerca storica sono rimasta alquanto affascinata dall’eretico Giorgio Siculo. Per voi, miei cinque lettori, un sunto di quello che ho scoperto.

orioli_qualeresia_06Le notizie riguardo la biografia di Giorgio Siculo, anche detto Giorgio Rioli (San Pietro Clarenza, ca 1517 – Ferrara, 23 maggio 1551), sono alquanto scarne.  Monaco benedettino nel convento di San Niccolò l’Arena, alle falde dell’Etna, nel settembre 1537 conobbe il confratello mantovano Benedetto Fontanini (ca 1490 – circa 1555), in odore di eresia per aver letto libri proibiti, aver conosciuto a Napoli Juan de Valdés, ed aver scritto dal 1537 al 1543,  il Beneficio di Cristo, un testo anonimo contenente tesi luterane. Durante il Concilio di Trento, Luciano degli Ottoni spedì, per averne un giudizio, al Siculo il suo intervento del 23 novembre 1546, non accettato dalla curia in quanto sostenente tesi luterane sulla dottrina della giustificazione:chi ha vera fede non può essere un peccatore ed è quindi salvo.

All’Ottoni rispose inviando il suo Responsio ad argumentum predictum, in qua etiam perfectissime declaratur quid sit Justificatio et viva hominis regeneratio (Biblioteca municipale di Besançon), per il quale cercò poi di farsi ricevere dal cardinale Reginald Pole, al fine di illustrargli direttamente le sue dottrine profetiche ed apocalittiche.

All’esplosione, nel 1548, del caso di Francesco Spiera, corrisponde la stesura della sua seconda opera Epistola di Georgio Siculo servo fidele di Iesu Christo alli cittadini di Riva di Trento contra il mendatio di Francesco Spiera et falsa dottrina de’ protestantipubblicata a Bologna nel 1550 dallo stampatore Anselmo Giaccarelli. L’opera consta di 127 pagine numerate più una carta ed è rilegata in ottavi. Le iniziali sono decorate e stampate tramite la tecnica xilografica, il carattere scelto è il corsivo romanico e il marchio editoriale (T5,Z493) presenta una cornice formata da un ramo di palma ed uno di ulivo, dove all’interno Ercole uccide l’idra di Lerna, e sul quale campeggia il motto “Vinconsi con vertù gli humani affetti”. Z493

Nell’Epistola, il Siculo, sulla scia delle teorie dello spagnolo Serveto,  nega l’esistenza della predestinazione cosicché possiamo tutti e senza distinzione esser considerati eletti e salvi, in virtù della nostra fede e del libero arbitrio. Scrive infatti: «non per il peccato del nostro padre Adamo, né per mancamento della divina gratia, ma per la nostra propria impenitenza, incredulità e per li attuali peccati».

In questo modo, pur non contestando l’autorità della Chiesa, né la Trinità, o i sacramenti, il battesimo e gli altri dogmi delle chiese cattoliche e riformate, il Siculo risulta “eretico” in toto, in quanto anabattista, per entrambe le fedi religiose.

A questa prima epistola ne segue un altra dal titolo: Espositione di Georgio Sicolo seruo fedele di Iesu Christo nel nono, decimo, & vndecimo capo della epistola di san Paolo alli romani.

A quel punto si trasferisce a Ferrara, dove si trovava l’abate Ottoni, per continuare la sua opera di predicazione e pubblicare la sua opera più importante: Della verità christiana et dottrina appostolica rivellata dal nostro signor Giesù Christo al servo suo Georgio Siculo della terra di santo Pietro, anche detto Libro Grande. Il volume è andato perso a causa della persecuzione cattolica che ne ritirò le stampe, appena uscite dal torchio.  gsiculo

A causa di queste opere il Siculo venne catturato e processato per eresia. In un primo momento accettò di abiurare pubblicamente il 30 marzo 1551 nella chiesa di San Domenico a Ferrara, davanti all’Inquisitore fra’ Michele Ghisleri da Alessandria (il futuro Pio V) e ad Ercole II d’Este, ma alla fine rifiutò. Morì strangolato due mesi dopo, la sera del 23 maggio 1551.